Quando non sono in due a cingermi d’assedio, sono in tre: Nana, Nana2 e Grande Nana, ossia la suocera. La quale entra in casa, mi degna di un “ciao” dopodichè si mette a disquisire dei massimi sistemi con sua figlia tra le mille interruzioni della Nana, mentre io nell’ordine sistemo il gatto, lavo i piatti, e cucino.
La vendetta si gusta fredda, ma talvolta è buona anche calda, specie se in porzioni abbondanti.
“Venite, è pronto!”
La Grande Nana si avvicina al tavolo, guarda la pasta, e chiede cosa è. “Pomodorini freschi, ricotta e pancetta”, rispondo io.
“Ma l’hai fatta tu?”
“Si”
“Allora per me poca, grazie”. Notare quell'”Allora”, che implica “L’hai fatta tu allora è una merdata immangiabile, l’assaggio per educazione”.
“Guarda nonna che PA a cucinare è bravissimo” interrompe la Nana, inaspettata paladina dei padri anomali.
“si, ma sai, ho poca fame”. Logicamente non si crede a una bambina di sei anni, neanche quando prova a dire la verità.
La suocera si sgrofogna continuando a discutere di massimi sistemi con la figlia, e rispondendo alle continue interruzioni della nana. Per chi non avesse mai visto tre donne di tre generazioni a tavola, sono uno spettacolo spaventevolmente meraviglioso: parlano in contemporanea, tutte e tre, senza un bersaglio preciso. Dopo mezz’ora non si sono ancora dette niente, ma sono felicissime. E io sono un cameriere.
“PA?” è la voce della suocera.
“Dica!”
“Ce n’è più pasta?”
“ERA BUONA?”
“Si”
“Mi spiace. L’ho finita io. Ora se mi dà il piatto, così lo lavo…”
La vendetta si serve a porzioni abbondanti. Le mie, no quelle altrui. E un grazie alla Nana per avermi provato a difendere!